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(foto: Dominique Sarraute via Getty Images)

Nel 2020, un anno che ci ricorderemo per sempre, in Italia sono morte oltre 746mila persone, con un aumento di 101mila decessi rispetto alla media della mortalità registrata negli anni dal 2015 al 2019. Un eccesso del 15,6%, il più alto dal secondo Dopoguerra, che corrisponde anche a un abbassamento della media della speranza di vita alla nascita. Questa, infatti, è scesa di 1,2 anni e ha raggiunto i livelli di quasi 10 anni fa – come se fossimo tornati indietro di 10 anni – ovvero quella del 2012, pari ad 82 anni sia per gli uomini sia per le donne. Questi dati sono contenuti in un rapporto realizzato dall’Istituto superiore di sanità (Iss) insieme all’Istat e appena divulgato.

2020: quanto aumenta la mortalità

In Italia, dall’inizio dell’epidemia fino al 30 aprile 2021 si sono registrati quasi 121mila decessi di persone con Covid-19 (precisamente 120.628) e un totale di oltre 4milioni di italiani che hanno avuto il coronavirus segnalate al sistema di Sorveglianza nazionale integrato dell’Iss. La mortalità totale nel 2020 è stata confrontata con quella media annuale misurata negli anni dal 2015 al 2019. I decessi sono saliti complessivamente di circa 101mila unità e questa crescita, spalmata su tutto l’anno 2020, è pari al 9%. Se consideriamo soltanto i mesi di marzo e aprile 2020, il periodo nero della fase 1, l’aumento risulta ancora più significativo: in questi due mesi ci sono stati 108mila decessi in più rispetto allo stesso periodo valutato negli anni precedenti, con una crescita del 21%.

Qui l’aumento dei decessi senza distinzioni di area geografica del 202o e del 2021 (linea rossa), comparato con quello del periodo 2015-2019 (linea blu), in verde i morti positivi al coronavirus.

(foto: Istat, base dati integrata mortalità giornaliera comunale, Iss registro sorveglianza Covid-19)

Bisogna inoltre ricordare che nelle cifre dell’eccesso della mortalità complessiva (non dei morti positivi a Covid-19) possono essere inclusi anche casi di morte indiretta per Covid-19, come spiegato in un rapporto Istat precedente, dovuti a patologie che nella situazione di emergenza del sistema sanitario nazionale non sono state trattate nei tempi e nei modi richiesti.

La speranza di vita alla nascita

Gli statistici hanno anche valutato in che modo questo aumento dei decessi dovuti alla pandemia abbia cambiato la speranza di vita alla nascita, ovvero quanto si può aspettare in media di vivere una generazione ipotetica alle condizioni di mortalità dell’anno analizzato. Ovviamente, oltre ad essere una media, è un parametro variabile, e già nel 2021, o nel 2022, potrebbe variare e risalire. In ogni caso nel 2020 la speranza di vita alla nascita è scesa ai livelli del 2012 ed è pari senza distinzioni di sesso a 82 anni, circa 1,2 anni più bassa rispetto a quella del 2019. Gli uomini sono più colpiti, dato che la speranza di vita alla nascita si abbassa per loro di 1,4 anni, mentre per le donne di un anno. Non è un caso che gli uomini siano anche stati più colpiti dal coronavirus e da forme più gravi di Covid-19: secondo i recenti dati Iss i deceduti di sesso maschile alla data del 28 aprile 2021 sono circa il 57%.

Le regioni più colpite

Il 60% dei casi e il 71% dei decessi è avvenuto al Nord Italia. Dopo una rielaborazione dei dati, standardizzati, le regioni in cui l’aumento del tasso di mortalità è stato maggiore sono il Piemonte, la valle D’Aosta, la Lombardia e la Provincia autonoma di Trento. In controtendenza il Lazio, in cui la mortalità è stata leggermente inferiore rispetto alla media del quinquennio precedente. Qui le differenze dell’eccesso della mortalità fra Nord, Centro e Sud.

Andamento settimanale dei decessi totali e di quelli Covid-19 nel Nord Italia (grafico: Istat e Iss)Andamento settimanale dei decessi totali e di quelli Covid-19 nel Centro Italia (grafico: Istat e Iss)Andamento settimanale dei decessi totali e di quelli Covid-19 nel Sud Italia (grafico: Istat e Iss)

L’andamento dei contagi

I giorni neri per numero di nuovi contagi sono quelli intorno al 6 novembre – in questa data si ha un picco con 41.373 nuovi positivi segnalati in Italia.

(foto: Iss, Sistema di sorveglianza integrata Covid-19)

Non è un caso che il 3 novembre è stata adottata con il nuovo Dpcm la divisione del paese in zone di rischio. In generale, come possiamo osservare dalla figura seguente, la seconda ondata nell’autunno e inverno 2020 ha avuto un impatto maggiore, in termini di casi diagnosticati, rispetto alla prima ondata della primavera 2020. Questo è dovuto alla maggiore capacità di diagnosticare i pazienti – i tamponi, come si vede dalla linea nera sono molti di più.

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Nel 2020 il totale dei decessi è il più alto dal secondo Dopoguerra, con 101mila morti in più rispetto alla media degli anni precedenti
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