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La disabilità, fisica o intellettiva, lieve o grave, impercettibile o evidente, ereditaria o acquisita, non ha mai trovato spazio nella serialità se non negli ultimi due decenni. Grazie, per esempio, ai dottori House (Dr. House – Medical Division), Weaver (E.R. – Medici in prima linea) e Hall (Csi – Scena del crimine), che per ragioni diverse zoppicano, e grazie a Shawn Murphy (The Good Doctor) e Lee Young-o (A Beautiful Mind), entrambi chirurghi autistici. Con loro il piccolo schermo ha imparato finalmente ad accogliere figure rimaste spesso invisibili. Il Dr. Lee Young-o, che esordiva nel medical A Beautiful Mind esattamente cinque anni fa, il 20 giugno 2016, è uno dei pochi personaggi disabili a essere anche protagonista.

Uno studio riporta come, nel 2020, nelle serie americane, siano stati aggiunti nove personaggi disabili in altrettanti show (su un totale di 879 serie in onda), aumentando la presenza del 3% (l’anno precedente era del 2%). Nella realtà, in un paese come gli Usa, i disabili sono quasi il 20%, ma siamo comunque di fronte a un discreto passo avanti nell’opera di integrazione che il medium televisivo può ispirare. Approfittiamo dell’anniversario di A Beautiful Mind per ricordare i cinque personaggi che hanno contribuito a sensibilizzare l’opinione pubblica.

1. Lee Young-o – A Beautiful Mind

https://www.youtube.com/watch?v=dCEdSWtsw2k

Un uomo di incredibile intelligenza che soffre di un problema neurologico che lo rende incapace di esperire i sentimenti ha scelto di diventare neurochirurgo. Lee Young-o soffre, quindi, di una disabilità impercettibile a prima vista, resa ancora meno evidente da un bell’aspetto e una parlantina brillante, ma a colleghi e pazienti che non lo conoscono appare dopo poco chiaro che il medico non prova nessuna empatia per il prossimo, apparendo insensibile, cinico e distaccato. Per questo il Dr. Lee (il fenomenale Jang Hyuk di Slave Hunters) ha imparato a riconoscere le emozioni dalle espressioni del volto dei suoi interlocutori, arrivando a scorgere anche sentimenti che non vorrebbero manifestare.

A Beautiful Mind è una serie importante, perché ribadisce come le disabilità vengano interpretate sempre e comunque dal punto di vista di chi interagisce con il disabile: ai più non interessa come questi vive la propria condizione, piuttosto come influenza l’ambiente circostante. Senza mezze misure, il drama coreano misura il fastidio che molte persone manifestano alla presenza del diverso. Non solo, illustrando il rapporto tra il Dr. Lee e una paziente cardiopatica (Park So-dam di Parasite), in grado di provare empatia sufficiente per tutti e due, A Beautiful Mind mostra quanto basti un piccolo sforzo per abbattere una barriera che non ha nessuna ragione di esistere.

2. Gregory House – Dr. House

https://www.youtube.com/watch?v=YbYPUS6D1J8

Dr. House è stata una serie rivoluzionaria per molti versi: passata alla storia per essere stata tra le prime, insieme a Breaking Bad, a scegliere come protagonista un antieroe, un personaggio negativo, non viene quasi mai ricordata per essere una delle poche che, avendo un protagonista disabile, ne avesse anche mostrato il dolore. House è cinico e sarcastico, ma anche simpatico, accattivante e competente: questo lo affranca dal finire licenziato in tronco per il suo atteggiamento irriverente e ostile. Nelle prime stagioni lo vediamo rompersi una mano con un pestello per “distrarsi” dalle fitte alla gamba malata che lo tormentano. Anche il dolore cronico attraversa varie fasi, e più avanti lo scopriremo abusare degli antidolorifici e fare diagnosi sbagliate.

Il vero motivo per cui Dr. House è una serie rivoluzionaria è perché mette in scena l’aspetto del dolore e della malattia, comune a molte disabilità, e come influenzano l’interessato e chi lo circonda: mostrarla imbarazza il prossimo, nasconderla genera scetticismo (“eppure non sembra stare così male…”), portarlo sul posto di lavoro esaspera i colleghi che si sentono accollate ulteriori mansioni e mette in una situazione spinosa i superiori, che per quanto mostrino pazienza, prima o poi si seccano. Dal canto suo, il disabile sofferente può ritrovarsi come House, in uno degli episodi più drammatici dello show, Aspettando Giuda, talmente stravolto dal patimento da non riuscire a ragionare, facendo errori che possono compromettere fatalmente la vita di un paziente.

3. Tyrion Lannister – Game of Thrones

https://www.youtube.com/watch?v=e4Uq8O5ZhUA

La presenza di un personaggio affetto da nanismo in una serie popolarissima come Game of Thrones è stata fondamentale per aiutare quella grossa fetta di pubblico che, duole ammetterlo, ha ancora problemi con la diversità, specialmente quella evidente. L’acondroplasia è la forma più diffusa di nanismo (disordine ereditario che può essere fatale e condurre a disabilità estremamente limitanti e dolorose) e ne sono affetti anche Tyrion Lannister e il suo interprete Peter Dinklage. Nella serie viene abbondantemente messa in scena la persecuzione di cui è vittima, disprezzato dagli stessi membri della famiglia (il padre e la sorella) per l’aspetto definito ripugnante. Il nanismo è una disabilità emblematica per il suo legame secolare con il mondo dello spettacolo: i nani hanno fatto la fortuna del circo di Barnum, tantissimi lavorano nel mondo del cinema, mietendo successi e aiutando, con la loro popolarità, a ridurre la discriminazione e insegnare al grande pubblico come ci si comporta nei confronti della disabilità. Un esempio? Gil Grissom, nell’episodio di Csi Un piccolo omicidio, si imbatte in numerosi persone piccole e non batte ciglio: nel suo cervello, non sono neanche registrate come “diverse”.

4. JJ Di Meo – Speechless

https://www.youtube.com/watch?v=hKXLcyOnDFU

Durata tre stagioni, Speechless è incentrata su un liceale affetto da paralisi cerebrale e sugli altri membri della sua famiglia, coinvolti nello sforzo di garantire al sedicenne JJ un ambiente confortevole. Il livello della disabilità del protagonista è più grave di quello di altri ragazzi nati con questo disturbo come Walter White Jr. di Breaking Bad (interpretato dall’attraente attore e modello disabile Rj Mitte), in grado di parlare e muoversi con solo qualche difficoltà: JJ, infatti, deambula grazie a una sedia a rotelle e comunica grazie a un computer. Il teenager ha un assistente – un signore bonario e protettivo – di nome Kenneth che lo aiuta ad affrontare la vita scolastica ed extra scolastica. Speechless è una sitcom esilarante: la madre di JJ è una inglese esuberante, il padre un’anima spensierata, la sorella minore una criticona esagitata e il fratello più piccolo un secchione insoddisfatto; tuttavia, i toni della comedy non impediscono di assistere alle discriminazioni a cui vanno incontro i disabili gravi, specialmente nell’ambiente più crudele e spietato di tutti: la scuola, proprio il luogo dalla quale può partire l’educazione necessaria a erudire la società su come non temere la diversità.

5. Shaun Murphy – The Good Doctor

https://www.youtube.com/watch?v=hkZrhnlWGPk

Curiosamente, molti disabili delle serie recenti sono medici. Shaun Murphy è un giovane medico affetto da autismo, impiegato in un ospedale del Wyoming. Il ragazzo lavora nell’istituto grazie all’influenza del suo mentore, il Dr. Glassman, che cerca di proteggerlo dalle discriminazioni a cui è soggetto quotidianamente in reparto da colleghi, superiori e pazienti. Shaun è molto più intelligente della media, ma ha difficoltà a comprendere i meccanismi sociali e ad adeguarsi, il che gli rende la vita un inferno. L’autismo fa parte delle disabilità intellettive; non è sempre immediatamente identificabile e nella serie – specialmente la versione coreana, di cui quella americana con Freddie Highmore è un remake – viene acutamente mostrato più volte come i pazienti e i loro cari si dichiarino “ingannati” per non essere stati avvertiti prima che il medico curante è affetto da un disturbo secondo loro incompatibile con il mestiere di dottore. Anche The Good Doctor, quindi, sottolinea come la disabilità di un individuo sia sempre il problema di un altro, in una società che invece dovrebbe promuovere l’integrazione.

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La produzione che debuttava cinque anni fa ci ricorda che i disabili del piccolo schermo sono ancora una percentuale troppo esigua
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