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E se avessimo trovato la maniera di risolvere il dilemma dei comportamenti eticamente condannabili, la mascolinità tossica e il consenso? Sull’astronave che viaggia verso un nuovo pianeta portando dentro di sé una colonia di ragazzi i quali a loro volta figlieranno, generando la generazione che quel pianeta lo colonizzerà, tutti quanti sono sedati. Gli adolescenti gestiti da un unico adulto prendono una bevanda blu che ne inibisce le pulsioni proprie della loro età (dagli torto! Ci vorrebbe un esercito armato fino ai denti per gestire un’orda di ragazzi in un’astronave). Così quando qualcuno si azzarda quasi per errore a piazzare una mano su una tetta la reazione è calma, gli viene spiegato che non si fa, che ci vuole il consenso della persona interessata e il liquido blu fa il resto del lavoro.

Non ci sarebbe film se qualcuno non trovasse un modo per smettere di farsi sedare e tornare in possesso di tutti gli istinti. Il desiderio di dominare, la voglia di indipendenza, la sete di brutalità e non ultimo la libido. Sarà in breve il caos sull’astronave, ambiente chiuso da cui non si fugge e nel quale gli adolescenti si divideranno in due fazioni: democratici vs. autoritari. Che odiosamente corrisponde anche a puritani vs. edonisti o se si preferisce corretti vs. scorretti. Ci sarebbe molto da dire sull’associazione tra marginalizzazione dei più deboli e libido, o su quella tra sete di sopruso e l’eccitazione dei grandi sentimenti. Per Voyagers sembra che l’emotività furiosa porti solo ad atteggiamenti reprensibili (i buoni fanno gran fatica a trattanersi, ma essendo buoni ci riescono. Meno male!). Il punto però è che Voyagers è interessato ad altro.

È un film di corse (molte corse in corridoi stretti) suspense e paure, che riduce al minimo possibile la sua metafora politica. La fazione cattiva parla come faceva Trump, fa appello al peggio di ognuno e così trova consensi, facendo leva sulle paure, inventando presenze aliene a bordo e accusando gli altri di non avere a cuore la sopravvivenza. Il ritmo c’è (nonostante un inizio un po’ difficile), i contrasti giovanili anche e non ci si fa mancare l’amore che tenta di farsi strada con molta calma e tutti i protocolli più corretti (quel che si farebbe nella vita reale ma che fa ridere applicato ad una situazione di vita o di morte isolati nello spazio). Che poi tutti gli esiti siano risaputi e convenzionali è solo un tratto caratteristico di questo tipo di cinema adolescenziale, che ripete racconti e dinamiche eterne a chi li affronta per la prima volta.

Neil Burger, che aveva diretto Limitless, un film apparentemente opposto a questo, in cui ingerire una sostanza non limita ma anzi aumenta le possibilità umane, sfoga tutto il cervello, migliorando le persone invece di peggiorarle, sembra non avere fiducia nelle possibilità cognitive del proprio pubblico. Gli serve uno spettacolo sufficientemente dinamico e d’azione per intrattenerlo, ma non è mai in grado di introdurre la complessità. Tutto nel film grida manicheismo e le interpretazioni che dovrebbero oscillare tra l’asettico e sedato, e il passionale e vitale sono il comparto peggiore. Fionn Whitehead, il cattivo cattivissimo, è l’unico in grado di mostrare un po’ di vitalità sullo schermo mentre Lily Rose-Depp e Tye Sheridan sono la peggior pubblicità possibile dei modelli comportamentali corretti. Impeccabili fuori, morti dentro.

Di certo possiamo dire che Voyagers non è un film di fantascienza. Anche se c’è lo spazio. Anche se ci sono le astronavi e un viaggio verso la colonizzazione di un altro pianeta. Non lo è perché è totalmente assente l’incrocio tra quello in cui possiamo evolvere noi, la società e la tecnologia, e le implicazioni di questa evoluzione che andranno risolte. Non ci sono i nuovi contrasti che ci troveremo ad affrontare, né ancora c’è la classica lotta tra materialismo e spirito. È una storia che potrebbe essere trapiantata su una nave in mare nel ‘600 senza cambiare nulla. Dinamiche umane eterne e una grande fiducia nel fatto che alla fine la ragionevolezza prevalga.

A volerlo guardare da maggiorenni forse Voyagers è un film su internet mascherato, uno in cui la vera storia è quella di un gruppo di persone che fanno i troll di qualsiasi conversazione, creano meme per prendere in giro gli altri e così facendo conquistano una forma di potere che subito si trasforma in violenza reale. Conversazioni impossibili davanti ad una platea di altre persone mute che guardano senza intervenire, venendone inevitabilmente influenzate.

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Film adolescenziale puro e ingenuo che introduce ai dibattiti fondamentali dei nostri anni riducendoli al minimo della complessità. Su una nave spaziale, i ragazzi devono tenere a freno gli istinti (qui visti come l’innesco del male) ingerendo una sostanza blu
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