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(foto: Paul McManus via Pixabay)

Dopo i casi molto rari di trombosi successiva alla vaccinazione con il vaccino Vaxzevria di AstraZeneca, per vederci ancora più chiaro, un gruppo di ricerca dell’università di Perugia ha chiesto e analizzato dati aggiornati, forniti dall’Agenzia europea per i medicinali (Ema), sugli effetti avversi. I ricercatori hanno comparato le reazioni successive al vaccino di AstraZeneca con quelle del vaccino di Pfizer-BioNTech: in generale, stando a quanto riportato, emerge che Vaxzevria sarebbe associato a un numero molto maggiore di effetti gravi e non gravi. Inoltre gli eventi gravi associati a trombocitopenia e trombi venosi riguardano 1 caso su 9mila. I risultati sono pubblicati sulla rivista Autoimmunity.

Più casi con AstraZeneca

I ricercatori hanno valutato la frequenza di eventi avversi gravi, legati a trombocitopenia, emorragie e trombi, documentati nella banca dati europea Eudravigilance dell’Ema fino alla data del 16 aprile 2021. I vaccini considerati sono Vaxzevria di AstraZeneca (Ae) e BNT162b2 (Bnt) di Pfizer-BioNTech, mentre il vaccino sviluppato da Janssen di Johnson & Johnson è ancora in corso di analisi. “La somministrazione di ChA [Vaxzevria ndr] è stata associata con una frequenza molto maggiore di eventi avversi severi”, si legge nel testo della pubblicazione, “in ciascun gruppo di reazione Ae rispetto a quanto rilevato per il vaccino Bnt”. Gli autori hanno infatti considerato 19 gruppi – o categorie – di reazioni associate ai vaccini, divise a seconda degli organi colpiti. Le possibili cause di questo meccanismo sono ancora in corso di studio. Gli autori indicano che il nodo potrebbe trovarsi nelle modalità e nella quantità con cui Vaxzevria produce la proteina spike del coronavirus.

Quanti casi

Prendendo ad esempio i casi di trombocitopenia, trombi e emorragie si rilevano 33 episodi su un milione di vaccinati con Pfizer-BioNTech e 151 sempre su un milione con AstraZeneca. In generale, scrivono gli autori, la frequenza di questi eventi gravi è più alta con Vaxzevria, mentre risulta in linea con quella relativa alla popolazione generale (a quanti eventi avverrebbero normalmente, anche senza vaccinazione) nel caso di Pfizer-BioNTech. Nel caso del vaccino di AstraZeneca la frequenza è di circa un caso su 9mila vaccinati. Gli effetti avversi gravi correlati a trombosi venosa cerebrale o splancnica e/o a trombocitopenia, spiegano gli autori, sono più frequenti nei giovani di età compresa tra i 18 e i 24 anni e nelle donne in età fertile, con un’incidenza di 0,5 casi ogni 10mila dosi.

E non è tutto. La ricerca mostra che gli eventi avversi gravi determinati dal vaccino di Pfizer-BioNTech risultano addirittura inferiori rispetto a quanto atteso e previsto. Questa osservazione, spiegano gli autori, suggerisce che gli effetti avversi dei vaccini anti-Covid potrebbero essere sottostimati e che quelli associati a Vaxzevria potrebbero essere anche 2-4 volte maggiori di quelli sopra riportati.

Se i conti non tornano

“I nostri dati riguardanti la trombocitopenia e i trombi sono in disaccordo con quelli riportati dall’Ema, pari a un caso per 100mila dosi”, si legge sempre su Autoimmunity. Ma come si spiega questa discrepanza? L’argomento è sicuramente complesso e molto tecnico, ma in generale i ricercatori di Perugia hanno considerato un più ampio quadro di patologie. Quello che si legge è che non hanno considerato le trombosi Cvt/Svt soltanto se in presenza di trombocitopenia, come invece avvenuto finora da parte di Ema. Hanno invece incluso i casi di trombosi sia in presenza sia in assenza di trombocitopenia e anche la trombocitopenia da sola.

Lo studio, inoltre, ipotizza che il numero di effetti avversi determinati dal vaccino di AstraZeneca sia simile a quello del vaccino di Johnson & Johnson, ma questo è un aspetto ancora in corso di approfondimento e da dimostrare.

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Con il vaccino di AstraZeneca ci sarebbe un caso di trombosi ogni 9mila vaccinati. La frequenza risulta maggiore di quella finora indicata pari a 1 caso ogni 100mila, perché i dati considerati sono diversi. Lo studio dell’università di Perugia
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