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(foto: Benjamin Lowy/Getty Images)

La Camera ha approvato, con larga maggioranza, la risoluzione che autorizza e proroga la partecipazione dell’Italia alle missioni militari internazionali. Tra queste, c’è anche quella che consente il finanziamento dei centri di detenzione per migranti in Libia e della cosiddetta “guardia costiera”, nonostante organizzazioni internazionali, media e ong abbiano più volte documentato le violazioni dei diritti umani compiute dal personale libico nei confronti dei migranti. Nel testo approvato, il governo si è impegnato a “verificare” l’esistenza delle condizioni per “il superamento della missione” e affidarla, dal prossimo anno, all’Unione europea.

La delibera è stata sostenuta da 438 voti favorevoli, 2 contrari e 2 astenuti. Mentre la mozione relativa all’assistenza “nei confronti delle autorità libiche” per il controllo dei confini marittimi è passata con 361 si, 54 no e 22 astensioni. Il voto favorevole è arrivato anche Fratelli d’Italia, che per la prima volta si è schierato con la maggioranza che sostiene l’attuale Governo. Si è invece astenuta sulla mozione libica Italia viva, che ha motivato la sua decisione sostenendo la necessità di “esercitare la massima pressione” per prevenire le “sistematiche violazioni dei diritti umani” commesse nel paese nordafricano, si legge su Repubblica.

Totalmente contrari alla mozione sono stati una cinquantina di deputati del Partito democratico e di Liberi e uguali, che hanno presentato una risoluzione per chiedere lo stop dei finanziamenti alle autorità libiche, viste le gravi violazioni dei diritti umani nei confronti dei migranti commesse dalla “guardia costiera” e nei centri di detenzione. 376 parlamentari hanno votato contro la loro proposta, firmata dal deputato Leu Erasmo Palazzotto. Come alternativa, quasi a voler alleviare un peso sulla coscienza, la maggioranza ha approvato l’emendamento al testo chiesto dal Pd che impegna il governo a “verificare” la possibilità di affidare la missione in Libia all’Unione europea. In questo modo, le torture e gli atti di pirateria della cosiddetta guardia costiera continuerebbero a essere finanziate, senza che la colpa possa ricadere direttamente sull’Italia.

I report internazionali

Proprio il giorno della votazione, Amnesty international ha pubblicato il report “No one will look for you’: Forcibly returned from sea to abusive detention in Libya” (Nessuno ti cercherà: il ritorno forzato dal mare alla detenzione arbitraria in Libia) . In questo documento l’organizzazione per i diritti umani ha raccolto diverse testimonianze di abusi e violenze avvenute nei centri di detenzione libici, durante i primi sei mesi del 2021. Tra queste violenze sessuali nei confronti di uomini, donne e minori intercettati mentre tentavano di attraversare il mediterraneo.

L’organizzazione per la lotta alla povertà Oxfam, invece, ha aggiornato il suo report sulle spese militari italiane in Libia, evidenziando un aumento dei nostri finanziamenti di circa 500 mila euro rispetto all’ultimo anno. “Sono 32,6 i milioni destinati alla guardia costiera libica dal 2017” si legge sul sito dell’organizzazione, facendo salire a “271 i milioni spesi dall’Italia per le missioni nel paese nordafricano”.

Cos’è la cosiddetta “guardia costiera” libica

La “guardia costiera” è un corpo militare composto principalmente da ex militari e trafficanti, creato, addestrato e finanziato dall’Italia per intercettare i migranti nel mediterraneo e riportarli in Libia, un paese che non riconosce la Convenzione di Ginevra sui rifugiati del 1951. Inoltre, molto spesso, la “guardia costiera” non interviene in soccorso delle imbarcazioni in difficoltà, lasciando che i migranti muoiano in mare. Solo a inizio luglio, la ong Sea watch ha pubblicato dei video in cui è possibile vedere dei membri della “guardia costiera” aprire il fuoco contro un’imbarcazione di migranti. Mentre lo scorso 20 marzo più di 60 persone sono morte al largo delle coste libiche, abbandonate al loro destino nonostante le segnalazioni fatte dalle ong alle autorità del paese..

Le violazioni dei diritti umani e la gestione dei fondi

Dal 2017, oltre 600 mila persone, tra migranti e rifugiati, sono state intercettate in mare dalla guardia costiera e trattenute nei centri di detenzione libici. Questi campi sono stati più volte denunciati dalle organizzazioni internazionali, compresa l’Onu, per le violazioni dei diritti umani che vengono perpetrate al loro interno e per le condizioni disumane in cui vengono lasciati i migranti. L’Italia ha fatto ben poco finora per cambiare questa situazione. Rispetto ai 20 milioni dati per la “guardia costiera”, l’investimento per migliorare le condizioni dei centri di detenzione è stato di solo 6 milioni negli ultimi anni e nessun progetto è stato ancora completato. Inoltre, c’è stata una totale mancanza di monitoraggio da parte dell’Italia rispetto ai fondi dati a Tripoli nel corso degli ultimi anni. Secondo diverse inchieste, molti di questi finanziamenti sono finiti in mano a trafficanti e milizie, gli stessi che speculano sul traffico di migranti, a cui chiedono migliaia di euro per traversate quasi impossibili.

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La Camera ha approvato i finanziamenti alle autorità libiche, rifiutando la proposta contraria di alcuni deputati, nonostante le continue violazioni dei diritti umani e le violenze sui migranti in mare
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