0 00 6 minuti 3 anni 14

Foto: Mufid Majnun | Unsplash

La campagna vaccinale contro Covid-19 accelera la sua corsa, eppure alcuni paesi del mondo potrebbero assicurarsi un’adeguata copertura non prima degli inizi del 2023. Prima di quel momento, i vaccini anti-influenzali potrebbero aiutare a scongiurare gli esiti più gravi della malattia da Sars-Cov-2, tra cui i ricoveri in terapia intensiva, gli episodi di trombosi venosa profonda, di sepsi e ictus. È quanto emerge da un ampio studio retrospettivo della University of Miami Miller School of Medicine, presentato al Congresso europeo di microbiologia clinica e malattie infettive (Eccmid), ma non ancora pubblicato, che suggerirebbe un certo effetto protettivo del vaccino anti-influenzale, pur senza individuare nessi causali. Alla base di questi risultati ci sarebbe un’attivazione aspecifica e generalizzata del sistema immunitario in seguito alla vaccinazione.

I risultati dello studio

Se già alcuni studi di medie dimensioni avevano indicato nei vaccini anti-influenzali una buona risorsa nell’affrontare la pandemia di Covid-19, l’analisi condotta dai ricercatori dell’Università di Miami, guidati da Susan Taghioff, offre per la prima volta dati su decine di migliaia di pazienti (37.377) che sono stati contagiati da Sars-Cov-2, raccolti nei paesi di tutto il mondo (tra cui Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Italia, Israele e Singapore) grazie alle cartelle cliniche elettroniche anonime conservate nel database di ricerca TriNetX.

Per studiare gli effetti del vaccino anti-influenzale, i ricercatori hanno diviso i pazienti in due gruppi distinti: gli appartenenti al primo gruppo avevano ricevuto il vaccino anti-influenzale tra due settimane e sei mesi prima della diagnosi di Covid-19, gli altri non avevano ricevuto alcun vaccino prima di contrarre il virus. Sono stati valutati 15 diversi esiti avversi della malattia, dalle visite al pronto soccorso alle polmoniti, a quelli ancora più gravi, come sepsi, ictus, trombosi venosa profonda e morte.

I risultati confermano quanto già ipotizzato da studi precedenti: coloro che non avevano avuto il vaccino anti-influenzale avevano una probabilità significativamente maggiore (fino al 20% in più) di essere ricoverati in terapia intensiva. In più, avevano anche una probabilità significativamente maggiore di recarsi al pronto soccorso (fino al 58% in più), di sviluppare sepsi (fino al 45% in più), di avere un ictus (fino al 58% in più e di sviluppare trombosi venose profonde (fino al 40% in più). Tuttavia, tra i due gruppi la mortalità è rimasta invariata.

Potenziare il sistema immunitario innato

I dati, dunque, suggerirebbero una certa protezione contro Covid-19, o meglio la riduzione del rischio di sviluppare alcuni tra gli esiti più gravi della malattia. È bene sottolineare che non è stata trovata una relazione causale tra questi risultati e la vaccinazione anti-influenzale e non è chiaro come questa possa offrire una protezione nei confronti del coronavirus.

La maggior parte delle teorie spiegherebbe questi numeri a seguito del potenziamento, da parte del vaccino anti-influenzale, non solo del sistema immunitario adattativo (quello cioè che riconosce in maniera specifica gli agenti patogeni con i quali entra in contatto), ma anche di quello innato, la via di difesa generale dell’organismo, che interviene nelle prime fasi di un’infezione perché aspecifica. Se queste capacità protettive venissero confermate, il vaccino anti-influenzale potrebbe essere utilizzato per tamponare l’emergenza in quei paesi in cui il vaccino per Covid-19 scarseggia.

Perché è importante la vaccinazione anti-influenzale

Gli autori aggiungono che sono necessarie ulteriori ricerche e studi prospettici per dimostrare e comprendere questo possibile meccanismo. Comunque sia, ci sono sempre ottime ragioni per effettuare il vaccino anti-influenzale. Tutte le istituzioni sanitarie, infatti, tra cui il ministero della Salute e il Centro europeo per la il controllo e la prevenzione delle malattie (Ecdc), concordano nel rimarcare l’importanza di vaccinare contro l’influenza le categorie a rischio e quelle più esposte, specie in un momento così delicato per la salute globale.

Come si legge sul sito del Center of disease control and prevention statunitense, i vaccini antinfluenzali non possono prevenire Covid-19, ma sicuramente ridurranno il carico sul sistema sanitario, ricoveri e decessi a causa di malattie influenzali, e conserveranno le scarse risorse mediche per la cura delle persone contagiate da coronavirus. “La continua promozione del vaccino anti-influenzale ha anche il potenziale di aiutare la popolazione globale a evitare una possibile epidemia simultanea di influenza e coronavirus – chiosa Taghioff -. Indipendentemente dal grado di protezione offerto dal vaccino anti-influenzale contro gli esiti avversi associati al Covid-19, la semplice capacità di conservare le risorse sanitarie globali tenendo sotto controllo il numero di casi di influenza è una ragione sufficiente per sostenere gli sforzi continui per promuovere la vaccinazione anti-influenzale”.

 

The post Il vaccino anti-influenzale potrebbe fornire qualche protezione dagli esiti più gravi di Covid-19 appeared first on Wired.

È la conclusione di uno studio sui dati di oltre 37mila pazienti in tutto il mondo. Ma non è ancora chiara la dinamica e non sono stati individuati nessi causali
The post Il vaccino anti-influenzale potrebbe fornire qualche protezione dagli esiti più gravi di Covid-19 appeared first on Wired.
Wired (Read More)

Dicci la tua, scrivi il tuo commento: