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Forse vi siete persi l’ultima foto di Mark Zuckerberg e sua moglie, Priscilla Chan, pubblicata su Facebook. Sorrisoni, cappellino con visiera (quello di lei omaggiato da un fornaio) e oceano sullo sfondo. Ma sfocata, con una luce pessima e forse un tantino storta. Per questo se n’è parlato più del solito, come a dire: guardateli, sono una delle coppie più ricche del mondo e se ne fregano delle apparenze. E grazie, si direbbe. In fondo, però, non è un atteggiamento scontato. Anzi, potremmo supporre che quella nonchalance sia studiata ad arte: chi meglio del suo fondatore saprebbe seguire le logiche della piattaforma?

La conferenza F8

Secondo DataMediaHub, nell’ultimo mese l’account di Zuckerberg ha quadruplicato il numero medio di post sul social network, passando da 2 a 8 a settimana, e li sta incentrando di più sulla sua vita personale. Anche questo è un piccolo-grande indizio di quanto Facebook sia cambiata all’insegna della dimensione privata. Un processo non dirompente ma graduale, in cui le innovazioni più significative sono forse anche le meno roboanti. Spesso accolte con stupore, nonostante siano parte di una strategia già presentata da Zuckerberg due o tre anni fa.

Anche quest’anno, seppur da remoto a causa della pandemia, si è tenuta la conferenza F8, evento annuale in cui Facebook comunica le novità agli sviluppatori informatici. Non se n’è parlato molto, se non tra gli addetti ai lavori. Potremmo dire che la foto di Mark e Priscilla ha fatto assai più rumore. Eppure le novità ci sono. Non solo: se prese nel loro insieme, richiamano la strategia annunciata a suo tempo da Zuckerberg e ci indicano chiaramente la direzione che Facebook sta prendendo. Una direzione meno intuibile di quanto si possa immaginare, perché mentre nel mondo si fa un gran parlare di fake news, hate speech e influencer – in una parola, di post – i grandi protagonisti della F8 sono stati in sostanza due: la chat e la realtà aumentata. Del resto chi crede ancora che Facebook sia solo il più grande social network al mondo non ha messo a fuoco le ambizioni di Zuckerberg, né le dinamiche della competizione tra i colossi digitali.

Le novità per la chat

Se parliamo di chat, cominciare da WhatsApp è d’obbligo. L’F8 ha svelato nuove funzionalità di WhatsApp Business per rendere più facile la comunicazione tra aziende e clienti: una configurazione rapida che renderà operativa in pochi minuti un’azienda che vuole aderire al servizio; la possibilità di inviare ai clienti più messaggi e meglio programmati, diversi dai banali reminder; modalità di contatto aggiornate che permetteranno all’utente di aprire una conversazione e poi di rispondere scegliendo tra 10 e 3 opzioni precompilate, invece di digitare.

Passiamo a Messenger, che presto gli utenti potranno usare per conversare con un’azienda semplicemente attraverso il Facebook Login Connect, un po’ come già avviene quando bisogna registrarsi su un nuovo sito e non si ha voglia di creare nuove credenziali. Ma non dimentichiamo Instagram, dove il 90% degli iscritti segue almeno un brand e su cui moltissimi chattano: finalmente le Api di Messenger saranno integrate anche con questa piattaforma e messe a disposizione di qualunque sviluppatore. Significa che, come già avviene su Facebook e auspicato dai marketer, gli utenti potranno scambiare messaggi con bot legati ad account aziendali. E potrà sembrare strano, ma con tutto questo ha a che fare anche il secondo protagonista dell’ultima F8, la realtà aumentata.

Le novità per la realtà aumentata

Nel 2016 Facebook ha lanciato Spark Ar, una propria piattaforma informatica dedicata alla realtà aumentata. Se per intenderci uno sviluppatore vuole creare un’effetto per la fotocamera, come quelli che distorcono la fisionomia del viso o aggiungono oggetti virtuali tipo occhiali e orecchie da animali, lo fa con Spark Ar. Ecco, quello che vale per la fotocamera a breve varrà anche per le videochiamate su Messenger e Instagram. Per rendere più divertenti le videocall forse un po’ tristi a cui i lockdown ci hanno abituato, sarà possibile aggiungere alle schermate dei partecipanti elementi virtuali che vitalizzino e accomunino gli spazi (Shared Context), celebrino particolari occasioni come un compleanno facendo apparire coriandoli e cappellini (Shared Moments) o permettano di fare dei giochi alla Fruit Ninja (Shared Games).

Che cosa accomuna allora WhatsApp e gli effetti per la fotocamera? Qual è il nesso tra il Login Connect per Messenger e le videochiamate con l’aggiunta di oggetti effimeri? Che c’entra la chat con la realtà aumentata? La risposta è che i due protagonisti della F8 recitano all’interno di uno stesso film, che si chiama conversazione. Ed è proprio questo film che il regista, Mark Zuckerberg, aveva chiaramente dichiarato di voler girare. Lo stesso di cui, per intenderci, fa parte addirittura il recente annuncio di uno strumento per le dirette audio sul modello di Clubhouse.

La strategia

Passaremo dalla piazza al salotto”. Tutto sta in questa frase. Era il 30 aprile 2019 quando, proprio dal palco della conferenza F8 di quell’anno, il fondatore di Facebook la pronunciò. La sua creatura non sarebbe stata più la stessa, o meglio sarebbe tornata a essere appieno se stessa: una piattaforma per “connettere le persone tra loro”, concentrata meno sui trend e più sugli amici, meno sui grandi numeri e più sull’intimità dei gruppi, meno sull’osservazione passiva dei contenuti più diffusi e più sull’interazione attraverso i commenti. Era la prima iniziativa di un nuovo corso, riassunto dallo slogan “il futuro è privato”. Le avvisaglie c’erano state circa un anno prima con modifiche dell’algoritmo del News Feed che avevano dato priorità ai contenuti pubblicati dagli amici a scapito di quelli provenienti dalle pagine aziendali, che – i social media manager lo ricorderanno – ebbero un notevole calo della visibilità organica. Su questa scia si inserisce anche la rimozione del conteggio dei like su Instagram, appena sbarcata su Facebook con l’obiettivo di rendere meno ansiogena l’esperienza sul social network.  

Da che cosa scaturì questa trasformazione? Certamente da ragioni reputazionali, come la maggior parte dei commentatori all’epoca sottolineò: dopo il caso Cambridge Analytica e la scoperta delle ingerenze russe nelle elezioni statunitensi vinte da Donald Trump, Facebook doveva dare un segnale. Dando meno rilevanza alle pagine, avrebbe in parte prevenuto la diffusione di notizie false e contenuti di scarsa qualità, ma le ragioni sono anche altre. Come dichiarato da Zuckerberg nel 2018, dopo anni la connessione tra persone stava perdendo terreno: “Secondo alcuni sondaggi la nostra community ritiene che i contenuti pubblicati dalle pagine stiano nascondendo quelli più personali”. Gli utenti erano sempre più spettatori passivi delle pagine e tendevano sempre meno a conversare tra loro e a raccontare la propria vita sul social network (cosa che lo stesso Zuckerberg ha poi iniziato a fare con maggiore impegno). Non poteva accadere, per questo si decise di cambiare approccio e di lavorare a una maggiore integrazione tra le diverse applicazioni, cominciata con la possibilità di pubblicare automaticamente post e storie sia su Instagram sia su Facebook e arrivata di recente all’interoperabilità delle rispettive chat attraverso Messenger, che circa il 60% degli utenti avrebbe utilizzato smentendo i dubbi iniziali.

Il business della socialità

I contenuti sono su qualunque piattaforma, ma c’è una cosa che rende Facebook diversa dalle altre: la socialità, perché è l’unica ad averla sviluppata in maniera tanto diffusa e pervasiva. Se Facebook o Instagram diventassero un deposito di contenuti, un po’ alla YouTube, perderebbero ciò che le rende uniche. Senza la loro unicità, gli utenti inizierebbero a lasciarle. Con meno utenti sarebbero meno appetibili per gli inserzionisti e perderebbero introiti. La socialità è ciò che attrae gli utenti, ovvero ciò che porta denaro e ciò che l’azienda deve costantemente alimentare. E la socialità si basa proprio sulla conversazione. Pensiamoci: il privato vuole essere il futuro, ma è anzitutto il passato e il presente della galassia di Facebook. La leva che muove tutto è la volontà di raccontare il proprio privato o di entrare nel privato degli altri. Come? Instaurando conversazioni, che siano nei commenti a un post, in una chat, in una videochiamata, in una diretta audio o video. Zuckerberg non vuole altro che continuare a fare pressione su quella leva per espandere le proprie opportunità di business. Così torniamo al punto di partenza, la F8 2021.

Le molte novità riguardanti la messaggistica seguono questo filo logico e sono volte a sfruttare al meglio le potenzialità delle applicazioni possedute da Facebook. Puoi stancarti di un video e andarlo a cercare su YouTube. Puoi pubblicare un video su TikTok invece che tra i Reel di Instagram. Ma come comunicheresti con una persona che ti è vicina o, al contrario, che non senti da un bel po’? WhatsApp. Messenger. Ormai anche Instagram. Se parliamo di grandi numeri, le chat di Facebook non sono sostituibili: sulle conversazioni più intime, più dirette, esiste da anni un monopolio di fatto. Che adesso va sfruttato. Con WhatsApp Business e la creazione delle chat tra utenti e aziende, Zuckerberg ha finalmente dimostrato come i 14 miliardi di dollari spesi nel 2014 per l’acquisizione dell’app di messaggistica possono essere messi a frutto. Per anni gli utenti hanno conversato tra loro, la cosa ha funzionato e ora sono pronti per farlo con dei bot senza i problemi e le ritrosie che ci sarebbero state un tempo.

Facebook: un’erogatore di conversazioni

Per le aziende parlare con gli utenti via chat attraverso percorsi automatizzati è importante e lo sarà sempre di più per tre motivi: garantire una risposta a ciascun cliente efficace in caso di problemi; essere sempre più dipsonibli e risparmiare al contempo sui costi della customer care; ingaggiare gli utenti in conversazioni agevoli, mirate e continuative che portino reiteratamente all’acquisto. Nessuno meglio di Facebook sa come gli utenti parlano tra loro e, dunque, come potrebbero parlare con le aziende. Per anni si è fantasticato su come Zuckerberg avrebbe infilato avvisi pubblicitari anche su WhatsApp, ora la risposta è arrivata. Semplicemente non lo farà: non con banner, spot o simili. La pubblicità verrà da chat che gli utenti sceglieranno volontariamente di avviare con un’azienda, in maniera più personalizzata e indiretta. Potremmo dire privata, appunto.

Quel “futuro privato”, per dirla col fondatore, vede Facebook come la piattaforma pubblicitaria che già conosciamo, ma anche come un fornitore di infrastrutture per la conversazione con gli utenti. Nel senso che, come le aziende si attaccano a Microsoft per avere le caselle mail di Outlook e a Google o Amazon per il cloud, si appoggerranno a Facebook non solo per fare pubblicità ma anche per disporre della chat, perché non esiste servizio migliore. Del resto smart speaker e assistenti virtuali come Alexa continuano a fare notizia, ma sono acerbi e perfettibili: prima tocca alla messaggistica, poi si arriverà a loro. A quel punto, se pensiamo al lancio delle dirette audio, probabilmente Facebook avrà ancora da dire la sua. Ed è lecito pensare che si stia guardando ancora più avanti con la realtà aumentata. Dieci anni fa avremmo mai immaginato di chattare con un brand attraverso un bot? Certamente no. Non possiamo escludere che un domani quello stesso bot interagisca non solo con ciò che scriviamo ma anche con ciò che vediamo, mostrandoci oggetti virtuali. Come già accaduto, si abituano gli utenti a fare tra loro ciò che un domani faranno con le aziende.

Le novità della F8 ci mostrano chiaramente che siamo entrati nell’era della conversazione permanente, su cui Facebook ha per il momento un dominio praticamente incontrastato. Per i brand sarà un servizio utile, per il colosso una miniera di dati che allenerà i suoi servizi, rendendoli più efficienti. Chi crede che sia rimasto indietro sulla vera next big thing, l’intelligenza artificiale, tralascia l’importanza delle conversazioni svolte ogni secondo da miliardi di utenti nel mondo, nonché dei criteri di previsione con cui le aziende creeranno conversazioni automatizzate. E quanto l’intelligenza si esprime e si alimenta con la parola?

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La conferenza F8, evento annuale in cui Facebook comunica le novità agli sviluppatori informatici, del 2021 ha confermato la direzione “privata” imboccata da Mark Zuckerberg negli ultimi anni
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