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Lavoro nel digitale (Getty Images)

Sei colleghi o partner in affari fissano un appuntamento per una riunione di lavoro, incontrandosi in un ufficio in città. Percorrendo in media 41 chilometri ciascuno in automobile, emettono in totale 27,6 chilogrammi di CO2 nell’atmosfera. In un universo parallelo, i sei collaboratori decidono invece di riunirsi in una videocall da remoto, senza spostarsi. Oltre al risparmio di tempo, magari dedicato a un maggiore equilibrio vita-lavoro, l’inquinamento causato dalla loro riunione in qualità video normale è di appena 20,1 grammi di CO2. È solo un esempio del rapporto esistente fra Digitalizzazione e sostenibilità per la ripresa dell’Italia, questo il titolo di uno studio svolto da Microsoft e The European House-Ambrosetti, presentato in occasione del meeting di Cernobbio.

Il caso dimostra come il digitale può contribuire nella vita di tutti i giorni a raggiungere i nuovi obiettivi fissati dall‘Unione europea per abbattere le emissioni del 55% entro il 2030. Per l’Italia si tratta di ridurre i gas serra da 430,8 milioni di tonnellate di CO2 del 2019 a 232,2 milioni di tonnellate indicati dal Green Deal fra nove anni. In quel differenziale di 198,6 milioni di tonnellate, il digitale può contribuire abilitando una diminuzione di 37 milioni di tonnellate al 2030, in vari comparti di attività. La stima è di una tonnellata in più rispetto a quanto potrà garantire l’aumento dell’uso di fonti energetiche rinnovabili previsto dal Piano nazionale integrato per l’energia e il clima.

Questo, secondo lo scenario mediano in quanto a rapidità di adozione del digitale tratteggiato dalla ricerca, presentata da Patrizia Lombardi, prorettrice del Politecnico di Torino e componente del comitato guida insieme a Silvia Candiani, amministratice delegata di Microsoft Italia e Valerio De Molli, ad di The European House-Ambrosetti. In base ai tre macro ambiti analizzati, il 77,7% di quei 37 milioni di tonnellate eliminati dal digitale sarà nel sistema energetico e produttivo, rendendo possibile un risparmio di 5,1 miliardi di euro in costo dell’energia per imprese e famiglie. Il 16,7% dell’abbattimento sarà assicurato invece da nuovi modelli di consumo e lavoro, come lo smart working appunto e il 5,6% dall‘economia circolare digitale.

“Da questo studio emergono tre proposte: abilitare il diritto e dovere alla formazione digitale, individuare standard condivisi per la misurazione della sostenibilità ambientale, sociale e di governance delle aziende, sancire il diritto universale al digitale come leva di inclusione sociale e riduzione delle disuguaglianze”, spiega Lombardi. “In questo senso, il monitoraggio diventa un aspetto fondamentale e le classi dirigenti non dovranno perdere tempo: da quanto emerge dai lavoro PreCop26 che si terranno a Milano è necessario abbattere del 7% ogni anno le emissioni”.

Sotto il profilo della sostenibilità economica, lo studio dimostra come le aziende digitalizzate ottengano un importante beneficio sulla produttività del lavoro rispetto alle aziende che non hanno ancora attuato percorsi di trasformazione digitale (+64% per le aziende italiane, rispetto a un +49% per le aziende europee, secondo dati della Banca europea degli investimenti). Per il 63% delle aziende intervistate dal sondaggio, le nuove modalità di lavoro digitale possono aiutare a perseguire gli obiettivi di sostenibilità sociale. Tuttavia, per sfruttare il digitale in ottica di transizione verde, secondo il 41,9% delle aziende è essenziale avere una cultura digitale diffusa .

“Si è sempre parlato di un paradosso tra profitto e sostenibilità, ma al contrario esiste un effetto moltiplicatore”, conclude Candiani. “Sistemi come l’Iot – internet of things- e l’intelligenza artificiale possono offrire l’opportunità di sfruttare i dati per avere processi produttivi con minore impatto sul territorio. La tecnologia digitale offre gli strumenti per passare da un’adesione emotiva ai temi della sostenibilità alle azioni concrete. In Microsoft, il 70% dell’energia dei data center è alimentato a energia rinnovabile, con l’obiettivo di diventare carbon neutral al 2030 e richiedendo questo approccio anche ai nostri fornitori”.

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Una ricerca di The European House Ambrosetti e Microsoft mostra come il digitale può fare la differenza per le imprese italiane non solo in termini di produttività, ma anche di attenzione all’ambiente
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