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(foto: @Cambridge_Uni/Twitter)

Vi siete mai chiesti perché le persone di popolazioni nordiche, che vivono in regioni dai climi più freddi, siano in media più massicce rispetto a quelle di popoli che abitano climi più caldi? Secondo i ricercatori dell’università di Cambridge e di Tubinga sarebbe stato proprio il clima, in particolare le temperature, a guidare i cambiamenti nelle dimensioni corporee nel genere umano, dai nostri antichi cugini (Neanderthal, Homo habilis, Homo erectus, etc) fino agli umani moderni. Anche le dimensioni del cervello in milioni di anni sono molto cambiate, ma per gli esperti il legame con il clima sarebbe molto più debole.

Più freddo, più massa

La ricerca, pubblicata su Nature Communications, si basa sulle misurazioni delle dimensioni del corpo e del cervello di oltre 300 fossili di genere Homo ritrovati un po’ in tutto il mondo.

Ricostruendo le condizioni climatiche relative alle regioni del globo e all’epoca in cui questi nostri antenati hanno vissuto, gli scienziati hanno evidenziato che le dimensioni corporee umane hanno oscillato parecchio nel corso degli ultimi milioni di anni (il genere umano ha fatto la sua comparsa sulla Terra più di 2 milioni di anni fa, ma in particolare Homo sapiens solo circa 300mila anni fa) e che a climi più freddi e rigidi corrispondono corpi più grandi.

Come mai? Forse, ipotizzano i ricercatori, le dimensioni maggiori agiscono da “cuscinetto” contro le temperature più fredde: una massa grande in rapporto alla superficie consentirebbe di disperdere meno il calore.

Il cervello? Un’altra storia

Anche le dimensioni del cervello sono cambiate nel tempo, con una tendenza all’espansione. Tuttavia l’analisi rivela una correlazione debole con il clima: diversi fattori avrebbero contribuito a plasmare il cervello umano. “L’ambiente ha un’influenza molto maggiore sulle dimensioni del nostro corpo rispetto alle dimensioni del nostro cervello – ha commentato Manuel Will dell’università di Tubinga (Germania) -. C’è un’influenza ambientale indiretta sulla dimensione del cervello in aree più stabili e aperte (come le praterie, ndr): la quantità di nutrienti acquisiti dall’ambiente doveva essere sufficiente per consentire il mantenimento e la crescita dei nostri cervelli grandi e particolarmente esigenti in termini di energia”.

I ricercatori pensano che i principali motori che hanno guidato i cambiamenti nelle dimensioni del cervello umano siano state le sfide cognitive (per esempio, con poca vegetazione le fonti di cibo erano animali da cacciare e bisognava ideare strategie e strumenti sempre più sofisticati per catturarli), le interazioni sociali sempre più complesse, la diversificazione della dieta.

L’evoluzione non si ferma

Gli scienziati ritengono che sia le dimensioni del nostro corpo sia quelle del nostro cervello si stiano ancora evolvendo in risposta a fattori ambientali e non solo.

Il cervello, per esempio, potrebbe in realtà ridursi vista la sempre maggiore dipendenza dai computer per lo svolgimento di compiti complessi. È però difficile fare previsioni perché troppe cose sono cambiate nel corso di milioni di anni e altrettante potrebbero ancora cambiare.

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Le temperature avrebbero guidato la trasformazione della dimensione del corpo dei nostri antenati. Mentre pesano meno sull’evoluzione del cervello
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