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Milano pride 2018 (Claudio Furlan/LaPresse)

A 8 mesi dalla sua approvazione alla Camera, il ddl Zan approderà anche nell’aula del Senato. Oggi, 13 luglio, comincerà la discussione generale del disegno di legge, presentato dal deputato del Partito democratico Alessandro Zan, per contrastare l’omolesbobitransfobia, la misoginia e l’abilismo. Dopo mesi di pratiche ostruzionistiche, fake news e addirittura un’intrusione diplomatica del Vaticano, il ddl Zan è riuscito ad arrivare in Senato nella sua forma originale, senza i vari stravolgimenti del testo proposti da Lega e da Italia viva, il partito di Matteo Renzi.

Premessa: perché è passato così tanto tempo

Nonostante l’obiettivo del ddl Zan sia quello di estendere la portata della normativa, già esistente, sui reati d’odio ad attacchi e comportamenti dovuti all’orientamento sessuale, al genere, all’identità di genere e alla condizione di disabilità, il testo è stato ripetutamente osteggiato da diversi partiti politici, da molti esponenti della comunità cattolica e dal Vaticano stesso. Il punto più critico del ddl riguarda la presenza del concetto di “identità di genere”, contestato come troppo vago, pericoloso o contrario ai diritti delle donne, ma che in realtà è contenuto anche nella convenzione di Istanbul sulla violenza contro le donne, ratificata dal Parlamento italiano nel 2013. Altre voci hanno accusato il testo di essere contrario alla libertà di espressione – nonostante l’articolo 4 sia proprio dedicato alla tutela della libertà di opinione – e altri hanno sostenuto che la “pedofilia è un orientamento sessuale” e che quindi verrebbe tutelata dal ddl Zan. Nulla di più falso dato che la pedofilia è considerata un disturbo mentale e un reato, nell’ordinamento italiano, mentre omosessualità o transessualità non lo sono.

I partiti in più aperto contrasto all’approvazione del ddl sono Lega e Fratelli d’Italia, gli stessi che si sono opposti alla mozione di condanna contro l’Ungheria proposta dal Parlamento europeo a seguito della legge ungherese contro i diritti della comunità Lgbtq+. Inoltre il Vaticano ha inviato una nota diplomatica al governo italiano chiedendo di non approvare il testo varato dalla Camera, perché avrebbe potuto limitare la libertà di espressione della comunità cattolica. Infine, a seguito della nota vaticana, Italia viva ha recentemente proposto una modifica del ddl, nonostante i suoi deputati abbiano votato a favore del testo attuale alla Camera.

Le tappe della discussione del ddl Zan fino al voto in Senato

La discussione odierna potrebbe continuare presumibilmente almeno fino al 15 luglio. Dopo questi giorni di dibattito saranno presentati gli emendamenti al testo, che arriveranno sicuramente dalla destra, ma forse anche da Italia Viva. Verrà dunque posto un termine massimo per presentare gli emendamenti e solo allora si procederà al voto. Se anche un solo emendamento dovesse essere approvato, il testo dovrà tornare alla Camera per una seconda valutazione, allungando ulteriormente i tempi per approvare la legge ed esponendolo alla possibilità di nuove ostruzioni.

Il voto

Il voto sul ddl Zan avverrà molto probabilmente a “scrutinio segreto”, quindi garantendo l’anonimato dei votanti. Questa pratica è prevista principalmente qualora l’aula si debba esprimere su materie riguardanti i “rapporti civili ed etico sociali”, come previsto dall’articolo 113 del regolamento del Senato. Può essere richiesto direttamente da 20 senatori e senatrici o di Presidenti dei gruppi parlamentari. In questo modo, chi non è d’accordo a un testo di legge può votare in maniera contraria al proprio partito senza essere soggetto a quelle pressioni che potrebbero derivare da un voto palese.

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Il dibattito potrà prolungarsi per almeno un paio di giorni, poi verranno presentati gli emendamenti e solo allora si procederà col voto
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