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Intimidire gli avversari, rapire persone, usare il dolore come arma. Ma anche scegliere un capro espiatorio, imporre una nuova verità, assegnarsi una natura divina, mettere al bando dio, iniziare una guerra, fino all’inesorabile: puntare sul nucleare. Se esistesse un manuale del perfetto dittatore, queste sarebbero alcune delle linee da seguire. Il successo non sarebbe garantito, ma molto probabilmente si potrebbe compiere la missione e governare con il pugno duro una nazione diventerebbe un gioco da ragazzi.

Questo è lo stratagemma narrativo alla base di Come diventare tiranni, la docuserie prodotta da Netflix che racconta le storie di alcuni dei più feroci dittatori della storia recente. Con la voce di Peter Dinklage, i sei episodi ripercorrono le gesta e soprattutto gli stratagemmi di Adolf Hitler, Saddam Hussein, Idi Amin Dada, Josif Stalin, Mu’Ammar Gheddafi e della dinastia KimCiò che viene fuori è un prodotto tutto sommato godibile, a tratti simpatico e volutamente sensazionalistico. Aiutato da infografiche, ricostruzioni cartoon e video originali, Come diventare tiranni scorre agevolmente, anche grazie al fatto che gli episodi (tutti tra i 25 e i 30 minuti di durata) sono più o meno autoconclusivi.

Certo, non è adatta al binge-watching: per vederla episodio dopo episodio ci vogliono circa 3 ore, ma questo potrebbe rendere pesante una serie che invece cerca a tutti i costi la leggerezza. In questo Dinklage è vitale: il britannico, reso celebre da film come Funeral Party, ma soprattutto da Game Of Thrones, sa essere ironico e pungente, nonostante il tema non sia dei più leggeri. Come diventare tiranni è adatta a un pubblico che non conosce il profilo personale di questi dittatori. Spesso infatti risulta un po’ semplicistico, soprattutto nell’analizzare figure complesse come Gheddafi, che avendo governato la Libia per 42 anni, nasconde dei lati molto meno netti rispetto a dittatori palesemente più conosciuti, come Hitler o Stalin.

Il tema è molto affascinante, soprattutto quando si parla di tiranni meno conosciuti: Idi Amin, per esempio, è un personaggio storico che ha avuto un grande impatto nella storia dell’Africa postcoloniale, nonostante sia stato al potere in Uganda per soli 8 anni. Discorso che vale anche per Saddam: un uomo con cui l’opinione pubblica occidentale ha interagito solo durante la Guerra del Golfo e nei primi anni 2000, quando l’esercito americano riuscì a rovesciarlo. Quella su Hussein è forse la puntata più interessante, perché ripercorre stratagemmi e sotterfugi messi in atto dall’iracheno per prendere il potere e non restituirlo mai più, bilanciando con precisione chirurgica benevolenza verso il popolo e imposizione del terrore.

È proprio questo il messaggio che vuole mandare la serie: tutti i dittatori, indipendentemente dalla loro provenienza o dall’appartenenza politica, hanno seguito gli stessi step, riassumibili più o meno nei titoli degli episodi: “Conquista il potere”, “Annienta gli avversari”, “Domina con la paura”, “Manipola la verità”, “Fonda una nuova società”, “Governa per sempre”.  La storia ha fortunatamente condannato quasi tutti i dittatori (tra i paesi presi in analisi, solo la Corea del Nord è ancora sotto un regime stringente, mentre per l’Uganda andrebbe fatto un discorso a parte, alla luce dei 35 anni dii governo del presidente Yoweri Museveni), ma vedendo “Come diventare tiranni”, si capisce quanto sia semplice che uno stato democratico cada in mano a un singolo, poco importa se sia un autoproclamato discendente di un dio, un pittore fallito o il figlio di due beduini analfabeti.

In un periodo storico in cui le posizioni politiche si stanno sempre più polarizzando, è importante che il pubblico sappia quali siano i rischi di una dittatura: per questo un prodotto come questo può avere una grande utilità. Certo, nessuno si aspetti un livello di approfondimento elevato o un tono accademico. Netflix ha semplicemente fatto centro puntando su un prodotto fresco, dinamico e godibile. Un sei e mezzo pop che ti fa scoprire che, ad esempio, Gheddafi aveva messo al bando nelle scuole il sistema metrico, la storia, la geografia e le lingue straniere. Niente di più, niente di meno.

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La serie analizza la vita e gli orrori di alcuni tra i personaggi più sciagurati della storia in una chiave pop e un po’ semplicistica, con l’intento – riuscito – di rendere leggera una materia pesante
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