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È dovuta intervenire la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, per chiarire – o almeno provare a chiarire – come funzionano i controlli del green pass nei locali al chiuso. Secondo la responsabile del Viminale, dovranno essere i titolari delle attività coinvolte a verificare le certificazioni, ma senza chiedere i documenti di identità ai clienti. Quest’ultima attività, infatti, resta una prerogativa delle forze dell’ordine, che saranno impiegate in controlli a campione in bar, locali e ristoranti.

Dallo scorso 6 agosto la certificazione che attesta l’avvenuta vaccinazione, la guarigione o la negatività a un test per il Covid-19 è diventata obbligatoria per partecipare a tutti gli eventi aperti al pubblico e per consumare al chiuso nei locali. I ristoratori e gli esercenti si quindi sono trovati nella condizione di dover aggiungere al proprio lavoro quello di verificare i green pass e questa situazione ha creato subito diverse difficoltà. Infatti, secondo il decreto dello scorso 17 giugno, la responsabilità di controllo cade sui titolari delle attività in cui è richiesta la certificazione i quali, come previsto dal comma 4 dell’articolo 13, potrebbero anche richiedere l’esibizione di un documento di identità.

Tuttavia, il controllo delle generalità personali è un compito che non tutti i ristoratori si sono dichiarati disposti a fare e, in questi primi giorni di obbligo del green pass, sono state molte le lamentele e le difficoltà incontrate dagli esercenti. Per questo la ministra Lamorgese è intervenuta rassicurando i titolari dei locali che “la regola è che venga richiesto il green pass senza il documento di identità”. “Nessuno pretende che gli esercenti chiedano i documenti” ha aggiunto “i ristoratori non devono fare i poliziotti”, anche se in realtà, nei locali dove si somministrano bevande alcoliche, i titolari o i lavoratori sono già tenuti per legge a verificare l’età dei clienti, proprio attraverso i documenti.

Le reazioni dei ristoratori

I ristoratori hanno accolto positivamente le nuove indicazioni date dalla ministra, che alleggeriscono il loro lavoro e la loro responsabilità. Allo stesso tempo però, hanno chiesto al governo di intervenire velocemente con una modifica delle norme sul green pass, o almeno con una circolare ministeriale, che confermi le parole di Lamorgese, per ora affidate solamente alle telecamere di una conferenza stampa tenutasi ieri, 9 agosto. “È bene che si faccia chiarezza” ha detto il direttore generale della Federazione Italiana Pubblici Esercizi (Fipe) di Confcommercio, Roberto Calugi, in una dichiarazione riportata dal Sole24ore “se una persona esibisce un Green pass di un’altra persona e viene scoperto nei controlli a campione della polizia, un barista non può esserne responsabile e rischiare a sua volta una sanzione. Perciò bisogna intervenire sul quadro sanzionatorio: si modifichi la norma o almeno si diffonda una circolare ministeriale”.

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Secondo la ministra dell’Interno Lamorgese i ristoratori sono incaricati di controllare il solo green pass, ma non i documenti di identità degli avventori dei locali
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