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(Foto: Getty Images)

Un’équipe di scienziati dell’unità di ricerca all’Anthropologie Bio-Culturelle, Droit, Éthique et Santé del Cnrs di Marsiglia ha appena analizzato dei campioni di sangue appartenenti a tre Neandertal e a un Denisovan: i risultati dello studio, pubblicato sulla rivista PLoS ONE, confermano che le specie, a un certo punto, si incrociarono con la nostra e – cosa ancora più interessante – che i Neandertal soffrivano di una “bassa diversità genetica”, causa probabilmente dell’estinzione circa 40mila anni fa. I ricercatori, in particolare, hanno scoperto che i Neandertal portavano diverse varianti genetiche che li rendevano particolarmente suscettibili a una rara forma di emofilia, nota come eritroblastosi fetale (Hdfn). Rara per i Sapiens, s’intende, per cui l’incidenza si aggira intorno a tre su 100mila gravidanze. L’analisi fa anche sospettare che l’incrocio con la nostra specie ebbe un ruolo nell’estinzione degli stessi Neandertal, esponendoli ancora di più al rischio di sviluppare la malattia.

Per studiare il fenomeno, gli scienziati francesi hanno esaminato le sequenze genomiche (già sequenziate in precedenza) di quattro femmine (una Denisovan e tre Neandertal, per l’appunto) vissute tra 10 e 40mila anni fa: in questo modo ne hanno identificato il gruppo sanguigno e dato un’occhiata più ravvicinata alla storia evoluzionistica. L’analisi ha confermato alcune delle ipotesi precedenti e ne ha suggerite di nuove: per esempio, finora si pensava che il gruppo sanguigno di quasi tutti i Neandertal fosse lo zero (il che non sarebbe stato strano: tutti gli scimpanzé, per esempio, hanno il gruppo A e tutti i gorilla il tipo B), mentre lo studio ha mostrato che questi ominidi avevano la stessa variabilità (AB0) di noi umani moderni. Ancora: dall’analisi del genoma è emerso che sia i Neandertal sia i Denisovan hanno origini africane, proprio come i Sapiens.

Veniamo alla parte più interessante, quella relativa all’incrocio con la nostra specie e all’estinzione dei Neandertal. “Il fatto che i geni legati all’emofilia siano stati rilevati in individui separati da quattromila chilometri e 50mila anni”, spiega Stephane Mazieres, uno degli autori del lavoro, “suggerisce che questa peculiarità genetica, che porta al rischio di avere un feto anemico, sia stata particolarmente comune tra i Neandertal”. I ricercatori hanno anche scoperto che i Neandertal avevano un unico allele Rh (il fattore Rh è un altro elemento che caratterizza il sangue: si tratta di un antigene proteico che può essere presente – Rh positivo – o assente – Rh negativo – sulla superficie dei globuli rossi) che invece manca negli esseri umani moderni. Con una curiosa eccezione: l’allele è stato trovato su due individui, un aborigeno australiano e un papuano, il che potrebbe rappresentare la testimonianza di un incrocio tra Neandertal e umani moderni prima della migrazione di questi ultimi nel Sud-est asiatico. Dal momento che l’accoppiamento tra persone con fattori Rh non compatibili tra loro può aumentare la probabilità di sviluppare anemia fetale, c’è il sospetto che anche quest’incrocio possa aver giocato un ruolo, insieme ad altri fattori, all’estinzione dei Neandertal. Conclude Mazieres: “Nel complesso questi elementi potrebbero aver contribuito al progressivo indebolimento dei Neandertal fino a portarli all’estinzione, soprattutto se si tiene conto che a un certo punto della loro storia dovettero competere con i Sapiens per ‘conquistare la stessa nicchia ecologica.

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Le sequenze genomiche di tre Neandertal e un Denisovan confermano l’incrocio con i Sapiens e ne evidenziano una bassa diversità genetica che probabilmente li portò all’estinzione
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