
Nel 2019, Microsoft aveva scommesso su OpenAI investendo un miliardo di dollari nella startup allora emergente. Quattro anni dopo, il colosso di Redmond ha rilanciato con un ulteriore apporto di 10 miliardi, accelerando l’ascesa di ChatGPT e posizionandosi come leader nell’ambito dell’intelligenza artificiale assieme a OpenAI.
Nel 2025, però, lo scenario è cambiato radicalmente. I rapporti tra le due aziende si sono incrinati, e le divergenze su come proseguire la collaborazione stanno emergendo in maniera sempre più netta. Come riportato dal Financial Times, le tensioni interne rischiano di trasformarsi in scontri pubblici con esiti potenzialmente dannosi per entrambe le parti.
La battaglia sul controllo e la posta in gioco
Alla base del conflitto vi è la questione del capitale. Con il passaggio annunciato di OpenAI a una struttura a scopo di lucro, Microsoft sostiene di avere diritto a una quota significativa della proprietà, considerando l’entità degli investimenti effettuati. Si parla di una richiesta tra il 20% e il 49% del capitale futuro.
Dal canto suo, OpenAI teme un’eccessiva influenza di Microsoft, che potrebbe limitare l’autonomia della società e mettere a rischio i potenziali ricavi a lungo termine. Sam Altman, CEO di OpenAI, starebbe valutando una strategia offensiva: accusare Microsoft di comportamento anticoncorrenziale, un’azione che potrebbe avere serie ripercussioni in un contesto dove le autorità antitrust statunitensi stanno già monitorando da vicino i grandi nomi della tecnologia.
Nonostante tutto, le due aziende restano strettamente interconnesse. Microsoft deve parte del suo vantaggio competitivo nel campo dell’intelligenza artificiale proprio alla sinergia con OpenAI, mentre ChatGPT si appoggia massicciamente all’infrastruttura cloud di Microsoft. Una rottura tra le due realtà comprometterebbe in modo significativo entrambi i business.
I rischi per OpenAI e le incertezze future
In questo contesto instabile, OpenAI potrebbe essere la parte più esposta. Un’interruzione dell’accordo con Microsoft comporterebbe la perdita dell’accesso a risorse computazionali fondamentali per l’addestramento dei modelli e la gestione quotidiana del chatbot. Lo stesso Sam Altman ha ammesso che l’azienda fatica a tenere il passo con la domanda e a reperire abbastanza potenza di calcolo.
Rimanere senza il supporto di Microsoft potrebbe obbligare OpenAI a rivolgersi ad Amazon o Google, le uniche realtà con le infrastrutture necessarie per sostenere il carico. Tuttavia, Google ha già lanciato il proprio sistema Gemini, mentre Amazon ha scelto di investire su Anthropic, uno dei principali concorrenti di OpenAI.
Questa frattura rischia anche di ostacolare il passaggio della società da organizzazione no-profit a impresa commerciale. Una transizione delicata, aggravata da altre pressioni esterne, come quelle esercitate da Elon Musk. Se OpenAI non riuscisse a completare la trasformazione del proprio modello operativo, l’ambizioso progetto “Stargate” e la futura raccolta fondi potrebbero essere seriamente compromessi.
L’articolo Tensioni tra Microsoft e OpenAI: un’alleanza sempre più fragile sembra essere il primo su Cellulare Magazine.
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