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Telegram afferma di essere il principale difensore della libertà di espressione e non esita a criticare apertamente WhatsApp. Ma l’applicazione è davvero così sicura e rispettosa della privacy?

A differenza di WhatsApp e Signal che crittografano tutti i messaggi end-to-end per impostazione predefinita, Telegram offre questa funzione solo per le sue chat segrete. Tutte le altre conversazioni sono crittografate tra il server e il client, ovviamente, e archiviate nel cloud in frammenti crittografati e archiviati su server diversi. La brutta notizia però è che Telegram può tecnicamente avere accesso a questi dati.

Nelle sue FAQ, l’azienda chiarisce che “Telegram può essere obbligata a divulgare dati solo se il problema è sufficientemente serio e universale da essere soggetto al vaglio di diversi sistemi legali in tutto il mondo” e che “ad oggi, abbiamo divulgato 0 byte di utenti dati a terzi, compresi quelli ai governi”.

Secondo la rivista tedesca Der Spiegel, però, quest’ultima affermazione non sarebbe più corretta nel 2022. Il quotidiano sostiene che “Telegram ha comunicato più volte i dati degli utenti all’Ufficio federale di polizia criminale (BKA)”. Inoltre “si trattava di dati di sospetti nei settori degli abusi sui minori e del terrorismo” e che “nel caso di altri reati, resta difficile per gli investigatori tedeschi ottenere informazioni da Telegram”.

Sempre secondo Der Spiegel, il ministero dell’Interno tedesco avrebbe aperto un canale di dialogo diretto con Telegram a cui Pavel Durov, fondatore dell’azienda, avrebbe partecipato in prima persona. Le due entità sarebbero quindi d’accordo a collaborare.

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