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Nella serata di ieri il giudice di Washington Amit Mehta ha stabilito che Google ha monopolizzato illegalmente il mercato della ricerca attraverso accordi esclusivi. Nei mesi scorsi il caso antitrust che ha coinvolto Alphabet, la casa madre di Google, ha fatto emergere che Big G ha pagato 26 miliardi di dollari Apple e Samsung affinché assicurassero il motore di ricerca di Mountain View come opzione predefinita su smartphone e browser. In questo modo è stato impedito ai concorrenti di affermarsi sul mercato. Non solo: “Google è riuscita ad aumentare i prezzi della pubblicità online senza conseguenze”, – rende note il giudice – “con gli accordi di distribuzione che precludono una parte sostanziale del mercato generale dei servizi di ricerca e la compromissione delle opportunità di competizione dei rivali”.

Un monopolio grazie agli accordi

Una sentenza di 286 pagine, in cui si legge come Google ha mantenuto illegalmente un monopolio sulla ricerca e sulla pubblicità. Grazie agli accordi con i due principali produttori di smartphone e altri OEM, con l’impostazione predefinita sui dispositivi Google negli anni è riuscita a sviluppare il motore di ricerca più utilizzato al mondo, con un totale di oltre 300 miliardi di dollari di entrate annuali grazie agli annunci nella ricerca. Dalla sentenza è inoltre emerso che il monopolio degli annunci di Alphabet riguarda le pubblicità di testo nella ricerca, che compaiono in cima a una pagina dei risultati di ricerca per attirare gli utenti sui siti web.

“Questa vittoria contro Google è una vittoria storica per il popolo americano”, ha affermato il Procuratore generale Merrick Garland . “Nessuna azienda, non importa quanto grande o influente, è al di sopra della legge. Il Dipartimento di Giustizia continuerà a far rispettare con vigore le leggi antitrust”. Tuttavia non è finita qui, perché Google procederà per presentare ricorso contro la sentenza. Tramite il Presidente di Google Global Affairs, il colosso tecnologico ha affermato che “Mentre questo processo continua, continueremo a concentrarci sulla realizzazione di prodotti che le persone trovino utili e facili da usare”.

Le conseguenze

La decisione del giudice si concentra sulle responsabilità, mentre il prossimo mese è stata fissata un’udienza per discutere i tempi di un processo separato per giungere ad una conclusione. Non è chiaro quali sono i cambiamenti che richiederà il Dipartimento di Giustizia, nonostante le prove dei regolatori europei hanno portato delle modifiche. Vi è la possibilità che la richiesta sia di separare le attività di ricerca da Android o Chrome. In tal caso, riporta Bloomberg, potrebbe essere la richiesta di separazione più grande dalla divisione di AT&T del 1984. Ma potrebbe anche richiedere di sciogliere gli accordi con i brand, oppure l’ipotesi (forse più dannosa) è che possa richiedere di concedere in licenza il suo indice di ricerca, ovvero i dati che sono utilizzati per creare i risultati delle ricerche. In un altro processo, Google è sotto accusa per una presunta monopolizzazione della tecnologia utilizzata per acquistare, vendere e servire pubblicità display online. Per questo caso il governo sta cercando di indurre Alphabet a vendere le sue soluzioni per la pubblicità.

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