Alla 75esima edizione del Festival del Cinema di Venezia (Foto: Alberto PIZZOLI/AFP/Getty)
Sessant’anni suonati. È proprio il caso di dirlo. Oggi il cantante Stefano Belisari, meglio conosciuto come Elio, la cui prosecuzione naturale, per tanto tempo, è stata “e la Storie Tese” festeggia la cifra tonda. Divertente, surreale, estremamente competente in fatto di musica (con tanto di diploma in flauto traverso al Conservatorio), parecchio schivo sul fronte privato. È riuscito, nel corso della sua carriera, a saltare dalla scena underground al mainstream senza perdere di credibilità. Uno che, con molta facilità, può intonare canzoni sboccate e passare indenne sotto i fuochi incrociati del Festival di Sanremo, ma anche interpretare la sigla della (fuori)serie di culto Boris, doppiare l’alieno Paul e vestire i panni di Gomez nel musical La famiglia Addams. Senza dimenticare le incursioni nei super format X Factor e LOL – Chi ride è fuori. In occasione del compleanno del frontman degli Elii, ripercorriamo i momenti salienti di una vita (pubblica) intelligente e zeppa di humor. Come quella volta che al MAXXI di Roma si presentò a ritirare il Premio alla carriera (della XV Quadriennale nazionale d’arte) destinato a Maurizio Cattelan, sostenendo di essere l’artista. Perché dietro a qualche parolaccia c’è sempre stata un’ironia sagace, attenta e colta che (forse) non tutti hanno saputo cogliere.
Dai banchi di scuola al cult
Dal liceo Einstein di Milano alla gloria il passo è breve. Soprattutto se, nella stessa classe, tra il 1975 e il 1980, si ritrovano Stefano Belisari (Elio), Luca Mangoni e Marco Conforti (fratello di Rocco Tanica e manager del gruppo). Il primo live, nel 1980, è al CAF di San Siro alla presenza di una manciata di umarell. Concerto dopo concerto il successo, tutto ambrosiano, fatto di canzoni demenziali e sboccate, li porta a organizzare una serie di esibizioni al Magia Music Meeting e allo Zelig, storici locali meneghini al pari del Derby. Durante gli show vengono pure registrate delle musicassette – con le primissime versioni di pezzi evergreen come Cara ti amo e John Holmes (una vita per il cinema) – che, grazie al passaparola, diventarono un must tra i teen dell’epoca. In quel periodo (e per molto tempo) il vero nome di Elio non viene svelato e, anzi, la stampa è gabbata più e più volte con improbabili nomi di fantasia. Grazie allo Zelig, però, gli EelST sperimentano un mix tra cabaret e musica: il loro nome gira sempre di più e, forti del seguito a livello regionale, nel 1990 pubblicano anche il primo album Elio Samaga Hukapan Karijana Turu, salutato ben presto come un classico della musica demenziale, senza dimenticare la qualità compositiva. Gli Elii sono i primi indie quando non è cool esserlo. E fanno un genere che, prima di loro, ha esponenti di spicco come gli Squallor e gli Skiantos.
Nel 1991, poi, sono invitati al Concertone del Primo Maggio e censurati: mentre denunciano gli atteggiamenti della Commissione inquirente che si prende cura di Parlamentari coinvolti in fatti illeciti (che, su 111 casi, ne archivia 109), la telecamera si sposta sul giornalista Vincenzo Mollica che, evidentemente, non capisce subito che cosa stia succedendo e domanda: “Cerco di capire una cosa. Stiamo passando dalla rete Tre alla rete Due? Benissimo. No, ancora no”. Proprio quell’episodio è d’ispirazione alla band per il video del celeberrimo Pipppero – prima, vera hit, inserita in Italyan, Rum Casusu Cikti, trainata dal seguito di Mai dire gol che la sceglie come sigla – in cui la formazione, dopo i fatti del Concertone vengono relegati in Bulgaria.
Mai dire Sanremo
La carriera di Elio – dalla vita privata (quasi) top secret – va di pari passo con quella della sua band: conducono Cordialmente su Radio Deejay e firmano tutte le sigle di Mai dire gol (memorabile Nessuno allo stadio in cui sono novelli Bee Gees). Giungono, quindi, alla tappa che segna, inevitabilmente, la consacrazione mainstream: la partecipazione al Festival di Sanremo 1996 con il brano La terra dei cachi. Durante la kermesse salgono sul palco dell’Ariston dando sfogo alla loro passione per i travestimenti e il nonsense: basti pensare che, per l’esibizione finale, si presentano nei panni dei Rockets. Vengono dati per vincenti, ma arrivano secondi, portandosi a casa il Premio della critica. In realtà, quella medaglia d’argento scatena non poche problematiche: sono, infatti, sollevate perplessità sulla vittoria di Ron e della sua Vorrei incontrarti fra cent’anni. I dubbi trovano conferma con un’indagine dei carabinieri che sottolinea sia irregolarità sia il fatto che qualcuno ha preso più voti del trionfatore. Tutto finisce a pizza e a Eat the phikis, il disco post-Sanremo che consacra gli Elii: ora piacciono a tutti, soprattutto ai bambini, divertiti dai camuffamenti e dalle trovate del gruppo. Sempre pronti a sbalordire, l’anno seguente prendono parte al film porno Rocco e le storie tese con Rocco Siffredi, mentre Elio intraprende anche un’avventura nel doppiaggio prestando la voce a Butt-head personaggio del cartoon cult di Mtv Beavis and Butt-Head.
Non solo gli Elii
Superati gli anni 2000 le imprese del sig. Belisari virano sempre più verso la vena solista (nonostante continua a sfornare album con il gruppo): pianista e chitarrista dell’inno C’è solo l’Inter, dedicato alla sua squadra del cuore. A distanza di quattro anni intraprende addirittura la carriera letteraria con Fiabe centimetropolitane (di cui l’autore e scrittore Davide Tortorella ha scritto: “Si ride molto, ma anche per difendersi, giacché sotto sotto serpeggia la stessa inquietudine che circola nei capolavori di Lewis Carroll: che il surreale sia soltanto il reale di qualcun altro”). Seguono due opere scritte con gli Elii: Animali spiaccicati (ovvero il Nuovissimo Metodo per entrare alla grande nel mondo dei grandi) e l’(auto)biografia Vite bruciacchiate. In quel periodo, con Faso, è anche commentatore sportivo delle partite della Major League Baseball per Sky Sport. Si tratta di un vecchio amore: Elio milita, per anni, nella squadra dell’Ares Milano Baseball.
Elio loves tv
Oltre alla musica (l’Inter e il baseball), si può dire che il grande amore di Elio è il piccolo schermo, dove unisce la sua anima da cantante a quella da intrattenitore. Oltre a collaborare con Maurizio Crozza in Crozza Italia su La7, presenta il DopoFestival della 58ª edizione del Festival di Sanremo. Un concentrato di ironia (mai volgare), intelligenza, divertimento ed esibizioni musicali (anche con i big in gara) che sbanca l’auditel, incassando il plauso di Pippo Baudo. Quello stesso anno gli EelST partecipano come ospiti alla finale della kermesse intonando Largo al Factotum (dell’opera Il barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini), invecchiati e vestiti come il Rondò Veneziano. Prima di esibirsi il frontman dice che il brano che stanno per fare sentire al pubblico dell’Ariston è stato fatto fuori dalla competizione perché non inedito, ironizzando sulla squalifica di Loredana Bertè e della sua Musica e Parole.
Il 2010 è l’anno di Elio giudice di X Factor. Grazie al format ideato da Simon Cowell, il cantautore (con e senza i suoi baffi posticci) raggiunge una nuova, grande popolarità, riuscendo a fare vincere il programma alla sua concorrente Nathalie. Siede dietro il bancone della giuria anche nella quinta, sesta e nona edizione della fucina di future star della canzone, passato, nel frattempo, su SkyUno.
X Factor 2018 (foto: Getty Images)
Fine di una band
Nel 2013 Elio e le Storie Tese partecipano, dopo 17 anni di assenza, a Sanremo classificandosi nuovamente secondi con il brano La canzone mononota. E vincendo ancora una volta il Premio della critica Mia Martini. Si definiscono, in quell’occasione, i nuovi “Toti Cutugni”, gli eterni secondi della manifestazione. Dopo l’infelice parentesi dello show Il Musichione, su RaiDue – che non ha il successo sperato, con l’ultima puntata vista da poco più di 200 mila spettatori – nel 2016, gli Elii tornano (a sorpresa) all’Ariston con Vincere l’odio. Nonostante il brano fatto di ritornelli sia un’idea geniale, non riescono a piazzarsi tra i primi dieci finalisti, non aiutano nemmeno i divertenti travestimenti come quello dei Kiss nella serata finale. Un anno più tardi, Elio si cimenta nella conduzione del programma culturale di Rai5 L’opera italiana. E, dopo qualche mese, durante un’intervista alla Iene, annuncia quello che i fan più attenti hanno subodorato: lo scioglimento della band dopo 37 anni di attività. L’addio avviene con la partecipazione – manco a dirlo! – al Festival di Sanremo 2018 e un ultimo tour nei palazzetti italiani.
Festival di Sanremo 2018 (Foto: Daniele Venturelli/Getty)
E alla fine arriva LOL – Chi ride è fuori
Ad aprile di quest’anno Elio ha partecipato, come concorrente, al comedy show di Amazon Prime Video LOL – Chi ride è fuori, condotto da Fedez e Mara Maionchi. Il programma ha ottenuto un successo di pubblico e critica oltre ogni più rosea previsione e Mr. Belisari, insieme a Michela Giarud, Lillo, Pintus…, è stato tra i personaggi che ha beneficiato di questa (ennesima) ondata di popolarità. Anche perché, nonostante fosse un format internazionale, l’artista è riuscito a piegare i dettami della trasmissione con la sua ironia intelligente e fuori dalle righe. Basti pensare che si è presentato nei panni di Monna Lisa, mantenendone il costume per (quasi) tutta la trasmissione. Attualmente è in tour con Ci vuole orecchio, un recital dedicato al cantautore Enzo Jannacci, con cui il papà di Elio andava a scuola. Nello show musicale l’ex frontman delle Storie Tese riesce a fare suoi i brani del cantautore di nicchia, capace di portare alla luce una milanesità poetica e struggente. Elio, insomma, ci sorprende sempre. E chissà che cosa ha in mente per il prossimo futuro: sicuramente saprà sbalordire con quel mezzo sorriso beffardo pronto a farci assalire dal dubbio: “È serio o mi sta prendendo in giro?”.
Elio a “LOL – Chi ride è fuori” (fotogramma dal programma Amazon Prime Video)
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La scena indie e il successo nel milanese, le sigle di Mai dire Gol e il boom a Sanremo, le parentesi di X Factor e i consensi con LOL – Chi ride è fuori. Ripercorriamo i primi 60 anni di Stefano Belisari, in arte Elio, mai scontati
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