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(foto: Arek Socha via Pixabay)

La ricerca per la lotta al cancro non si arresta, nonostante la pandemia. Oggi un gruppo della University of British Columbia (Ubc), insieme al centro Bc Cancer, ha identificato un nuovo potenziale “tallone d’Achille” dei tumori solidi, ossia tutte le neoplasie a esclusione di quelle del sangue. Il punto debole, evidenziato dai ricercatori, si troverebbe in un enzima – una piccola proteina – che si chiama in sigla Caix (anidrasi carbonica IX o CA9) e che aiuta le cellule del cancro a sopravvivere e a diffondersi. Il risultato, pubblicato su Science Advances, consente di conoscere meglio il ruolo dell’enzima e di uno dei processi che portano i tumori a estendersi. Lo studio, ancora iniziale e preclinico (non già sull’essere umano), apre strade di studio nuovi potenziali strategie tereapeutiche contro il cancro, la seconda causa di morte a livello globale.

L’enzima Caix, alleato del cancro

In generale anche i tumori solidi si “nutrono” e hanno bisogno di ossigeno e altri nutrienti trasportati dal sangue per sostenersi e progredire. Quando la malattia è molto estesa, però, i vasi sanguigni non riescono a fornire queste sostanze in maniera sufficiente a tutto il tessuto canceroso. Pertanto si possono formare delle aree con scarso apporto di ossigeno e con un accumulo di acido. Per contrastare questo fenomeno, le cellule rilasciano degli enzimi che, un po’ come “antidoti” contro il veleno, servono a eliminare l’acido e consentono così al tumore di sostenersi e avanzare. Fra questi enzimi c’è anche Caix, la proteina oggetto dello studio odierno.

Inibendo la sua attività – spiega Shoukat Dedhar, professore alla Ubc – possiamo bloccare la crescita delle cellule tumorali”. I ricercatori ci hanno già provato con un composto chiamato Slc-0111, attualmente in corso di analisi in studi clinici di fase 1 (su volontari umani ma ancora al primo stadio della sperimentazione). Il composto risulta efficace in alcuni modelli preclinici (modelli di tumore al seno, al cervello e al pancreas) anche se gli scienziati hanno osservato che alcune proprietà delle cellule sembrano togliergli potenza. Insomma, questo intervento potrebbe non bastare.

Studiare meglio l’enzima Caix

Nello studio gli autori hanno messo a fuoco cosa avviene realmente a livello cellulare e perché l’efficacia di questo composto risultava ridotta. Attraverso un complesso strumento di analisi genetica delle cellule, chiamato genome-wide synthetic lethal screen, gli scienziati hanno individuato altri punti deboli dell’enzima e hanno compreso meglio i meccanismi a livello della cellula. Da queste complesse indagini, infatti, gli autori si sono accorti che l’enzima Caix impedisce la morte delle cellule dovuta alla ferroptosi, un tipo di morte cellulare che dipende dal ferro, scoperta recentemente e diversa dalla più nota apoptosi. Quando si accumula in eccesso, infatti, il ferro danneggia il metabolismo del tumore e la membrana delle cellule portandole alla morte.

Perché lo studio fa un passo in avanti

“Ora sappiamo che l’enzima Caix blocca la morte cellulare come esito della ferroptosi”, aggiunge Dedhar: “Combinando gli inibitori di Caix [già sotto test nel trial clinico di fase 1 citato, ndr] con composti noti per provocare la ferroptosi, questo intervento risulterà in una diffusa morte cellulare e indebolirà la crescita del tumore”. Attualmente vari gruppi stanno cercando farmaci in grado di indurre la ferroptosi, un processo relativamente nuovo. Questa ricerca, seppure iniziale, aggiunge un tassello importante per futuri approfondimenti e per la ricerca di terapie contro il cancro.

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Il punto debole di numerosi tipi di cancro si troverebbe in un enzima, in sigla Caix, che aiuta le cellule malate a sopravvivere e a diffondersi. Lo studio, tuttavia, è in una fase iniziale
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